Simili a piccoli forni portatili, composti da due parti, e arroventati sul fuoco.....del camino.
Una modalità di cottura, forse unica in Italia, che ci rimanda alle tecniche praticate nella parte meridionale del bacino del Mediterraneo.
Come è unico il loro sapore, quando, appena scolati, si tuffano in un sugo fresco e profumato di erbe, guarda caso, molto simile a un pesto genovese, ma con un tocco tutto locale.
In famiglia e in alcune trattorie i testaroli vengono conditi anche con sughi di selvaggina, salsiccia o funghi, oppure, con il denso e profumato olio extravergine d'oliva e parmigiano grattugiato.
Semplicemente squisiti!
Lo Slow Food ha inserito i testaroli di Pontremoli, fra i suoi Presidi (nicchie del gusto che l'associazione tutela).
Ciò che distingue il testarolo pontremolese è la cottura che avviene in un "testo" con un coperchio a campana; il risultato è un testarolo bucherellato a seguito dell'evaporazione dell'acqua dell'impasto, sottile, morbido e leggero.
Fonte: In Tavola, 22 settembre 2009
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